Milan, ecco perché le inglesi ti battono sempre

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Welcome Back Caceres
view post Posted on 15/2/2012, 15:38     +1   -1




Il 23 maggio 2007 è stato il grande giorno della rivincita per il Milan. La serata di Atene, di Pippo Inzaghi che con una doppietta stende il Liverpool e rimette i conti in pari dopo la tragedia sportiva di due anni prima a Istanbul. Eppure da allora i rossoneri non hanno più sconfitto una squadra inglese, rendendo le formazioni di Premier League un vero tabù europeo. Questa sera il confronto si ripropone con l'Arsenal di Arsene Wenger, che sarà anche la meno inglese delle inglesi. Ma mantiene comunque alcune caratteristiche standard di una formazione che proviene dalla terra albionica.
Le statistiche sono impietose. Negli ultimi 14 anni, il Milan ha vinto soltanto 4 volte in 17 sfide contro inglesi, perdendo invece in 7 occasioni. In tre occasioni ha passato il turno (due contro il Manchester United), in quattro è stato fatto fuori. Ha battuto Red Devils e Liverpool, ma ha perso anche contro le stesse due squadre, il Tottenham, l'Arsenal e persino il Leeds, non riuscendo a battere Portsmouth e Chelsea. Più di un sintomo dal quale è facile intuire che alla radice di questo incrocio molto sfortunato vi siano motivazioni profonde e non soltanto pure e semplici casualità.
Perché dunque accade tutto ciò? La risposta indiretta potrebbe arrivare dalla formazione che schiererà questa sera a San Siro Arsene Wenger, uno che di calcio ne capisce abbastanza. Qualche collega inglese, a margine della conferenza stampa della vigilia, ci ha spiegato che secondo il manager dell'Arsenal la chiave per battere il Milan è aggredirlo sulle fasce. Quindi sulla trequarti ci sarà spazio per le frecce Alex Oxlade-Chamberlain e Theo Walcott, mentre in difesa verrà rischiato addirittura il mancino Kieran Gibbs, terzino di spinta che non gioca da ottobre ma che è utilissimo nelle sovrapposizioni offensive (per quanto limitato in fase difensiva).
VIDEO: WENGER VUOLE ATTACCARE IL MILAN
Queste scelte spregiudicate del manager francese spiegano il reale motivo dei flop milanisti contro le britanniche più di ogni altra teoria. Il Diavolo da anni ha le fasce scoperte o, quanto meno, ha nei laterali difensivi il proprio ventre molle. Il post-Cafu e Serginho non è stato semplice da gestire e la qualità media dei vari Abate, Antonini, Mesbah e Zambrotta non è elevata. Oltre a questo, si aggiunge anche la strategia ormai datata di non puntare su ali pure a centrocampo, scegliendo sempre un modulo che preveda la presenza di almeno un trequartista e una mediana a tre standard.
Le inglesi, invece, partono dal 4-4-2 "pane e burro" standard e arrivano come sofisticazione massima al 4-2-3-1 proposto da Wenger e a tratti da Sir Alex Ferguson. Una semplicità che si rivela tremendamente efficace contro una squadra che sugli esterni è costretta a lavorare sempre in inferiorità numerica. Una situazione tattica decisiva, specie se la qualità dei singoli rossoneri, come detto, non permette di colmare il gap numerico in quel settore del campo.
Non serve andare tanto in là nel tempo. Basta ricordare la sfida di andata contro il Tottenham di un anno fa, quando Aaron Lennon fece fuoco e fiamme sino a regalare a Peter Crouch il gol decisivo ai fini del passaggio del turno. Un'ala pura, un po' come Walcott e Oxlade-Chamberlain. Anche in questa doppia sfida di Champions, quindi, il Milan avrà vita dura. Anche perché oltre alle ragioni prettamente tattiche si aggiungono anche quelle fisiche.
ALLA SCOPERTA DI OXLADE-CHAMBERLAIN
Inutile nascondersi, il processo di rinnovamento dei rossoneri non è ancora concluso e la presenza di diversi calciatori in là con l'età come van Bommel e Seedorf non aiuta se affronti squadre non solo giovani ma anche fisicamente dotate come ogni formazione di Premier League che si rispetti deve essere. Massimiliano Allegri ha pagato lo scotto l'anno scorso, ma a differenza di Leonardo (l'ultimo prima di lui ad essere stato bastonato da una britannica), avrà la possibilità di riprovarci. E, in fondo, di dimostrare a tutti di aver imparato la lezione d'inglese.
 
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