Il Caso - Udinese docet, serve un'altra mentalità

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Vucinicfaccisognare
view post Posted on 6/11/2011, 18:13     +1   -1




Va in archivio anche la quarta giornata di coppe europee. Una tre giorni soltanto in parte positiva per le italiane, che hanno vinto le due partite da vincere (Inter-Lille e Lazio-Zurigo), pareggiato una più che abbordabile (Bate Borisov-Milan) e perso quelle più difficili di tutte (Bayern Monaco-Napoli e Atletico Madrid-Udinese). Proprio la sfida del Calderon, però, lascia l’amaro in bocca. Non soltanto perché quel 4-0 ha chiuso in ordine cronologico la settimana europea, ma soprattutto perché ne esce un segnale pessimo.
Francesco Guidolin ha chiesto pubblicamente scusa dopo il poker incassato dai Colchoneros, però bisogna andare oltre. Non si può affrontare una sfida a suo modo decisiva contro l’avversario più temibile del raggruppamento con una squadra imbottita di ragazzini e, ancor di più, con un atteggiamento che nemmeno in una gita scolastica sarebbe tollerato. Va bene il turnover, ma scegliere una formazione come quella di giovedì sera è sembrata una provocazione bella e buona.
Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se l’Udinese avesse battuto l’Arsenal e avesse conquistato il pass per la fase a gironi di Champions League. Pensate che Guidolin avrebbe operato le stesse scelte? No, affatto. Il discorso però è un altro. Una competizione come l’Europa League è poco redditizia a livello economico e così le squadre nostrane preferiscono utilizzarla come “vetrina per i giovani”, schierando un numero altissimo di rincalzi.
È colpa di questo atteggiamento se l’Italia ha perso il quarto posto in Champions League. Perché lo “spread” nel ranking Uefa è nato non dalla massima competizione europea, bensì da Coppa Uefa ed Europa League. Il discorso è semplice. Conta molto più un rendimento mediamente alto che un assolo solitario come la Champions dell’Inter 2009/2010. Lo testimonia proprio la Germania, nazione incapace di vincere una coppa europea dal 2000 e nonostante questo in grado di sorpassarci alla grande.
Adesso serve una vera inversione di rotta, anzitutto nell’atteggiamento. Altrimenti conviene guardarsi alle spalle, perché Portogallo e Francia ci hanno messo ormai nel mirino. L’Italia è quarta nel ranking con un punteggio di 54,409, i lusitani sono quinti a 49,846 e i transalpini sesti a 49,844. Senza dimenticarsi che nel ranking stagionale peggio di noi ha fatto soltanto la Russia.
È vero che il sistema è tutto fuorché perfetto. Per dirla con Adriano Galliani, non ha tanto senso che l’Italia perda un posto in Champions League quando in quella competizione ha vinto più della Germania. Ma il sistema è questo da anni e, forse, tanto vale prenderne atto reagendo. Innanzitutto con un’altra mentalità, come ha dimostrato il ko onorevole del Napoli a Monaco di Baviera. Una sconfitta che la dice lunga sul divario tecnico tra le due squadre, ma che ha reso onore a una formazione azzurra che ha provato sino all’ultimo la rimonta e non è scesa in campo sconfitta in partenza.

L’esempio è questo, non certo quello dell’Udinese a Madrid. Ormai, però, è da troppo tempo che ci lamentiamo di certi approcci blandi all’Europa League. Forse è il caso che si prendano davvero decisioni a livello federale. Serve qualche incentivo, altrimenti il ranking Uefa diventerà un pianto almeno quanto il differenziale con i Bund tedeschi…
 
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