Umberto Caligaris

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IlprincipinoMarchisio
view post Posted on 29/7/2011, 11:49     +1   -1




Umberto_Caligaris
Il 26 luglio è giorno da stelle in casa bianconera. Insieme al 4 ottobre (in cui videro la luce Cuccureddu e Camoranesi) e il 15 ottobre (festa doppia per Deschamps e Trezeguet), in questa data sono nate due Leggende: Angelo Di Livio nel 1966 e prima di lui, nel 1901, Umberto Caligaris.

A 110 anni dalla nascita, oggi si rende omaggio al grande difensore piemontese, uno che ha dedicato tutta la vita ai colori bianconeri. Quelli della Juventus, ma anche del Casale, squadra della sua città natale e in cui ha militato per quasi un decennio prima di trasferirsi a Torino e diventare uno dei simboli della squadra del Quinquennio.

Con i “nerostellati”, Caligaris gioca dal 1919 – quando esordisce giovanissimo – fino al 1928. All’indomani dei Giochi Olimpici di Amsterdam, in cui conquista una medaglia di bronzo, passa alla Juventus. La squadra si sta costruendo passo dopo passo. Dopo due stagioni di assestamento (la prima ancora a gironi, la seconda a girone unico), i bianconeri iniziano a dominare.

Caligaris forma con Rosetta la coppia dei terzini. Una coppia che, con il portiere Combi, diventa un fantastico trio. Prende parte a tutte le cinque stagioni tricolori, dimostrandosi baluardo di una difesa insuperabile. Manca solo la gioia di una soddisfazione personale. Nelle 178 partite che disputa in bianconero non riesce mai a entrare nel tabellino dei marcatori: un dettaglio che non scalfisce minimamente il suo mito.

Anche in azzurro, dove riesce a detenere a lungo il record di presenze. I suoi 59 gettoni gli valgono il primato assoluto fino al 1971. Una cifra a cui manca però la classica “ciliegina sulla torta”: l’ultima gara risale al febbraio 1934, poco prima del Mondiale vinto in casa, per il quale viene convocato da Vittorio Pozzo ma mai schierato.

Una vita dedicata al calcio, quella di Umberto Caligaris. Troppo breve, stroncata ad appena 39 anni (il 19 ottobre 1940) a causa di un aneurisma che lo colpì durante una partita tra vecchie glorie allo stadio Comunale. Morto sul campo, con addosso la maglia bianconera, con gli amici Combi e Rosetta al suo capezzale. Una tragedia che lasciò un doppio vuoto per la Juventus che perse non solo uno dei simboli della sua storia, ma anche il suo allenatore.
 
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